Archivi autore: Silvia Nannelli

La clausola di salvaguardia è legittima

Cass. Sez. I, 15.5.2023 n. 13144

Diritto bancario e dei mercati finanziari – contratti bancari – usura – clausola di salvaguardia – legittimità

L’inserimento di una clausola “di salvaguardia”, in forza della quale l’eventuale fluttuazione del saggio di interessi convenzionale di mora dovrà essere comunque mantenuta entro i limiti del cosiddetto “tasso soglia” antiusura previsto dall’art. 2, comma 4, della legge n. 108 del 1996, trasforma il divieto legale di pattuire interessi usurari nell’oggetto di una specifica obbligazione contrattuale a carico della banca, consistente nell’impegno di non applicare mai, per tutta la durata un tasso superiore a quello soglia.

La richiesta di documentazione alla banca va coordinata con le preclusioni processuali

Cass. Sez. I, 12.5.2023 n. 12993

Diritto bancario e dei mercati finanziari – contratti bancari – richiesta documentazione – termini processuali – coordinamento

In tema di conto corrente bancario, la scelta del correntista circa il momento – anteriore all’instaurazione del giudizio da promuoversi contro la banca (con le eventuali conseguenze sull’istanza ex art. 210 c.p.c. se formulata, ricorrendone i presupposti, nel medesimo giudizio) o in pendenza dello stesso – in cui esercitare la facoltà di richiedere all’istituto di credito la consegna di documentazione ex art. 119, comma 4, del d.lgs. n. 385 del 1993, deve tenere conto, necessariamente, al fine del successivo, tempestivo deposito di detta documentazione, oltre che del termine (novanta giorni) spettante alla banca per dare seguito alla ricevuta richiesta, di quello, diverso e prettamente processuale, sancito, per le preclusioni istruttorie, dall’ art. 183, comma 6, cpc, con le relative conseguenze ove esso rimanga inosservato, fatta salva, tuttavia, in quest’ultima ipotesi, la possibilità di valutare, caso per caso, se la condotta del correntista possa considerarsi meritevole di tutela mediante l’istituto della rimessione in termini.

I pagamenti nei termini d’uso devono derivare da una prassi consolidata

Cass. Sez. I, 11.5.2023 n. 12837

Diritto della crisi di impresa – liquidazione giudiziale – azione revocatoria fallimentare – esenzioni – termini d’uso – condizioni

Quanto alla perimetrazione del concetto di “termini d’uso”, l’espressione dev’essere interpretata nel senso che i pagamenti risultano opponibili alla massa dei creditori, in forza dell’esenzione da revocatoria, anche se eseguiti ed accettati difformemente da eventuali previsioni contrattuali, purché siano stati effettuati secondo tempi e modalità corrispondenti a quelli che hanno caratterizzato il rapporto tra le parti nel suo pregresso e concreto svolgimento, dando vita ad una prassi “consolidata e stabile”, capace di rendere “esatto” anche l’adempimento apparentemente “inesatto”, per il ritardo nel pagamento.

Gli obblighi del fiduciario verso il fiduciante in caso di partecipazioni societarie

Cass. Sez. I, 9.5.2023 n. 12353

Diritto delle obbligazioni e contratti – contratto di fiducia – intestazione fiduciaria di partecipazioni societarie – inadempimento – rimedi

In caso di intestazione fiduciaria di partecipazioni sociali, al fiduciario che non restituisca le azioni una volta richiesto dal fiduciante e non riversi al medesimo i dividendi azionari percepiti è inapplicabile il regime degli artt. 1147 e 1148 c.c. sul possesso di buona fede della cosa, risolvendosi per intero la vicenda nell’ambito della disciplina delle obbligazioni e dei contratti, onde il fiduciario è tenuto a pagare quanto ricevuto a titolo di dividendi sin dal momento in cui li abbia riscossi dalla società, e sugli stessi sono altresì dovuti gli interessi di pieno diritto dallo stesso momento, o, in presenza di una domanda in tal senso limitata ex art. 99 c.p.c., dal giorno della messa in mora.

La clausola “ex works” attribuisce la competenza al giudice del luogo del venditore

Cass. Sez. Un., 2.5.2023 n. 11346

Diritto delle obbligazioni e contratti – compravendita – compravendita internazionale di merci – clausola ex works – giurisdizione – effetti

La clausola “Ex Works” (EXW) prevede che la consegna del bene avvenga presso la sede della società produttrice/venditrice e che la acquirente ritiri i beni presso la stessa, con tutte le conseguenze previste dalla normativa. In tema di lite giudiziaria, in caso di previsione della clausola EXW nel contratto, sarà competente a decidere il Giudice del paese della parte venditrice, ai sensi e per gli effetti dell’art. 7 lettera b) del Regolamento UE 1215/2012.

La produzione dell’estratto – conto non è sempre necessaria

Cass. Sez. I, 18.4.2023 n. 10293

Diritto bancario e dei mercati finanziari – contratti bancari – conto corrente – estratti conto – produzione – necessità – condizioni

La produzione dell’estratto conto, quale atto riassuntivo delle movimentazioni del conto corrente, può offrire la prova del saldo del conto stesso, in combinazione con le eventuali controdeduzoni di controparte e delle altre risultanze processuali; là dove tali movimentazioni siano ricavabili anche da altri documenti, come i cosiddetti riassunti scalari, attraverso la ricostruzione operata dal consulente tecnico d’ufficio, secondo l’insindacabile accertamento in fatto del giudice di merito, ciò è sufficiente alla integrazione della prova di cui il correntista richiedente

La rilevabilità d’ufficio della delibera assembleare da parte del giudice

Cass. Sez. I, 18.4.2023 n. 10233

Diritto societario – società di capitali – delibere assembleari – impugnazione – nullità – rilievo d’ufficio – condizioni

Il giudice, se investito dell’azione di nullità di una delibera assembleare, ha sempre il potere (e il dovere), in ragione della natura autodeterminata del diritto cui tale domanda accede, di rilevare e di dichiarare in via ufficiosa, e anche in appello, la nullità della stessa per un vizio diverso da quello denunciato; se, invece, la domanda ha per oggetto l’esecuzione o l’annullamento della delibera, la rilevabilità d’ufficio della nullità di quest’ultima da parte del giudice nel corso del processo e fino alla precisazione delle conclusioni dev’essere coordinata con il principio della domanda […]; nell’uno e nell’altro caso, tuttavia, tale potere (e dovere) di rilevazione non può essere esercitato dal giudice oltre il termine di decadenza, la cui decorrenza è rilevabile d’ufficio e può essere impedita solo dalla formale rilevazione del vizio di nullità ad opera del giudice o della parte, pari a tre anni dall’iscrizione o dal deposito della delibera stessa nel registro delle imprese ovvero dalla sua trascrizione nel libro delle adunanze dell’assemblea.

La compensazione dei crediti della banca di uno dei correntisti con il saldo positivo del conto corrente cointestato

Cass. Sez. I, 14.4.2023 n. 10024

Diritto bancario e dei mercati finanziari – contratti bancari – conto corrente cointestato – saldo positivo – compensazione parziale – condizioni

Il principio dell’efficacia pro quota dell’eccezione di compensazione nelle obbligazioni solidali, ad avviso della Prima Sezione Civile, non riceve deroghe dalla disciplina tipica del contratto di conto corrente, per cui la banca non può, a meno che le parti non abbiano diversamente disposto, operare la compensazione del credito vantato nei confronti di uno dei cointestatari, non regolato nel conto corrente cointestato, in misura superiore alla quota del saldo di spettanza di quest’ultimo.

Il concordato semplificato è una procedura concorsuale

Cass. Sez. I, 12.4.2023 n. 9730

Diritto della crisi di impresa – concordato semplificato – procedura concorsuale –sussistenza

Se è vero che la composizione negoziata esprime un istituto degiurisdizionalizzato, di tipo essenzialmente negoziale e volontario, lo stesso non può dirsi del concordato semplificato, il quale è accessibile unicamente in caso di esito negativo delle trattative ed è sicuramente annoverabile nell’ambito delle procedure concorsuali.

Il giudice che dichiara la nullità parziale di un contratto deve indicare la norma sostitutiva

Cass. Sez. III, 11.4.2023 n. 9616

Diritto delle obbligazioni e contratti – nullità – nullità parziale – norma sostitutiva clausola nulla – indicazione – obbligo

Il giudice che dichiara la nullità di una clausola del contratto ai sensi dell’art. 1419, comma 2, c.c. deve indicare la norma imperativa con la quale sostituire la predetta clausola dichiarata nulla.