Archivi autore: Silvia Nannelli

Il contraffattore deve sempre restituire gli utili percepiti

Cass. Sez. I, 18.7.2023 n. 20800

Diritto industriale – proprietà industriale – contraffazione – obbligo restitutorio – sussistenza

Il soggetto contraffattore, anche se agisce in mancanza dell’elemento soggettivo (doloso o colposo) è comunque tenuto a restituire al titolare gli utili che ha realizzato nella propria attività di violazione, per effetto del rimedio restitutorio di cui all’art. 125 c.p.i. volto a salvaguardare il titolare di un diritto di privativa che rimarrebbe altrimenti privo di tutela, laddove la contraffazione fosse causata in assenza di dolo o colpa.

Per il privilegio del promittente l’acquisto occorre la trascrizione del contratto preliminare

Cass. Sez. I, 14.7.2023 n. 20194

Diritto della crisi di impresa – liquidazione giudiziale – accertamento del passivo – contratto preliminare – privilegio – trascrizione – necessità

In tema di accertamento del passivo, la fattispecie di cui all’art. 72, commi 7 e 8, l.fall. postula, ai fini del riconoscimento del privilegio di cui all’art. 2775-bis c.c., che del contratto preliminare di vendita immobiliare oggetto di scioglimento sia stata eseguita la trascrizione ex art. 2645-bis c.c., che in quanto collegata all’esecuzione del negozio preparatorio comporta l’insorgenza del privilegio in parola a favore del credito del promissario acquirente derivante dall’inadempimento della promessa di vendita; non è, per converso, sufficiente la trascrizione dell’atto costitutivo del vincolo di destinazione ex art. 2645-ter c.c. sui beni promessi in vendita, la quale, ancorché recante la menzione del preliminare, giova soltanto a rendere opponibile ai terzi l’effetto segregativo del patrimonio vincolato, limitando l’impiego dei beni in esso conferiti alla finalità destinatoria e consentendone la sottoposizione ad esecuzione esclusivamente per i debiti contratti in funzione di essa.

La vendita nella liquidazione giudiziale con le regole del cpc

Cass. Sez. I, 11.7.2023 n. 19712

Diritto della crisi di impresa – liquidazione giudiziale – programma di liquidazione – vendita – regolamentazione

Nel caso in cui il curatore preveda all’interno del programma di liquidazione che le vendite vengano effettuate secondo le disposizioni del codice di procedura civile, con delega delle operazioni di vendita, si applicano per intero le disposizioni di cui agli artt. 591-bis e 591-ter c.p.c.

L’omologazione del concordato non determina giudicato sull’esistenza e sull’entità dei crediti

Cass. Sez. I, 4.7.2023 n. 18903

Diritto della crisi di impresa – concordato preventivo – omologazione – giudicato – esclusione

La sentenza di omologazione del concordato preventivo non è destinata ad acquistare autorità di giudicato con riguardo all’esistenza, all’entità ed al rango dei crediti fatti valere nella procedura, in considerazione della natura non giurisdizionale del relativo accertamento, al quale si fa luogo mercé sommaria delibazione, volta a consentire il necessario calcolo delle maggioranze. È dunque inammissibile, per difetto di interesse ad impugnare, il ricorso per cassazione avverso il decreto di omologazione del concordato preventivo con il quale il creditore contesti la sua mancata inclusione fra i creditori concorrenti, qualora non risulti provato che la pretesa inclusione avrebbe inciso sulla formazione della maggioranza, ovvero condotto a un diverso esito del voto, determinando la non approvazione del concordato.

La delibera CICR del 9.2.2000 presuppone che ci sia la capitalizzazione dell’interesse creditore

Cass. Sez. I, 3.7.2023 n. 18664

Diritto bancario e dei mercati finanziari – contratti bancari – anatocismo – condizioni

La previsione, nel contratto di conto corrente stipulato nella vigenza della delib. CICR 9 febbraio 2000, di un tasso di interesse creditore annuo nominale coincidente con quello effettivo non dà ragione della capitalizzazione infrannuale dell’interesse creditore, che è richiesta dall’art. 3 della delibera, e non soddisfa, inoltre, la condizione posta dall’art. 6 della delibera stessa, secondo cui, nei casi in cui è prevista una tale capitalizzazione infrannuale, deve essere indicato il valore del tasso, rapportato su base annua, tenendo conto degli effetti della capitalizzazione.

Il decreto di esecutività dello stato passivo costituisce giudicato endoprocedimentale

Cass. Sez. I, 30.6.2023 n. 18591

Diritto della crisi di impresa – liquidazione giudiziale – stato passivo – decreto – giudicato – condizioni

Il creditore concorsuale può denunciare la violazione in sede di riparto del giudicato endofallimentare che si assume essersi formato con l’approvazione dello stato passivo. La natura stessa del giudicato, propria del decreto di approvazione dello stato passivo, ne comporta l’assimilabilità agli elementi normativi della fattispecie ed esclude la possibilità di ricorrere ai criteri ermeneutici dettati per le manifestazioni di volontà negoziale, trovando applicazione i principi dettati dall’art. 12 e ss. disp. prel. c.c.

I beni del fondo patrimoniale non possono essere acquisiti al fallimento ma possono essere aggrediti dai creditori

Cass. Sez. I, 26.6.2023 n. 18164

Diritto della crisi di impresa – liquidazione giudiziale – fondo patrimoniale – beni – acquisizione – esclusione

I beni compresi nel fondo patrimoniale non possono essere acquisiti al fallimento, costituendo un patrimonio separato costituito da un complesso di beni determinati, assoggettati ad una speciale disciplina di amministrazione ed a limiti di alienabilità ed espropriabilità. La locuzione “salvo quanto disposto dall’art. 170 c.c.” va allora interpretata nel senso che i creditori concorsuali potranno autonomamente agire in via esecutiva sui medesimi beni se il debito è stato contratto per i bisogni della famiglia o se ignoravano che era stato contratto per esigenze estranee a tali bisogni.

Per la revocatoria fallimentare non rileva la modifica delle condizioni di pagamento

Cass. Sez. I, 22.6.2023 n. 17949

Diritto della crisi di impresa – liquidazione giudiziale – revocatoria – mezzo di pagamento – condizioni di pagamento – modifica – irrilevanza

In tema di revocatoria fallimentare ex art. 67, comma 1, n. 2), l. fall., la normalità dell’atto estintivo di un debito pecuniario corrisponde a un dato oggettivo da valutarsi alla stregua del fatto che il mezzo di pagamento utilizzato rientri o meno fra quelli comunemente accettati nella pratica commerciale in sostituzione del denaro, mentre non rileva il dato soggettivo dell’intervenuto mutamento delle originarie condizioni contrattuali di pagamento.

La nozione di insolvenza civile è diversa da quella fallimentare

Cass. Sez. II, 16.6.2023 n. 17362

Diritto delle obbligazioni e contratti – insolvenza civile – insolvenza fallimentare – difformità

La nozione d’insolvenza utilizzata all’art. 1274, comma 2, c.c., che esclude la liberazione del debitore originario se il delegato o l’accollante era insolvente al momento dell’assunzione del debito, non è desumibile analogicamente da quella dettata dagli articoli 5 e 67 l.fall., norme improntate al principio della tutela della par condicio creditorum, e non della tutela dell’affidamento del singolo creditore, ma è quella dell’insolvenza civile.

Nella revocatoria fallimentare la data certa dell’apertura di credito non è sostituita dalla comunicazione in centrale rischi

Cass. Sez. I, 15.6.2023 n. 17220

Diritto della crisi di impresa – liquidazione giudiziale – revocatoria fallimentare – apertura di credito – data certa – comunicazione in centrale rischi – irrilevanza

Nel giudizio di revocatoria fallimentare ex art. 67, comma 2, legge fall., le risultanze della Centrale Rischi sono inidonee a conferire data certa ai contratti di apertura di credito, in considerazione della natura unilaterale di tali comunicazioni che le singole banche fanno alla Centrale Rischi della Banca d’Italia, la quale non è tenuta a svolgere alcun controllo sulla verità delle informazioni inviate.